RISTORANTE

IL SENTIERO DEI FRANCHI

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La Cucina di Matilde,
un'isola speciale nella quiete del Cresto

Erbe stagionali e fragranze fatte in casa, in un'atmosfera magica

Si fa presto a dire Cresto, grappolo di casette riparate da una pace silvestre. Un balcone verdissimo, che si spalanca sull’intera val di Susa, appena sopra Sant’Antonino, tra castagni secolari. E la cornice fiabesca, raccolta nell’intimità del bosco, è solo l’antipasto del Sentiero dei Franchi, la grotta del tesoro: è il regalo che la chef, Matilde Ludovica Frola, si è concessa dopo anni di vagabondaggi adolescenti e subito virtuosi tra le cucine di mezzo pianeta, da New York a Bangkok. In Thailandia dirigeva un’orchestra di sette cuochi armati di sorriso, tra i paradisi dell’oceano, i calamari, il riso thai e il genio universale di popolazioni che s’inventano la vita ogni mattina, miscelando l’iride gioiosa dei sapori e dei colori. Cucina al femminile, capace di qualsiasi impresa: deliziare palati stellati, sfornare cibo volontario per gli alluvionati piemontesi. Missione, vocazione: creare piatti semplici e perfetti, capaci di toccare nel profondo, di farsi ricordare. Qualcosa che era scritto nel destino, dall’età di dodici anni: il sogno di eguagliare l’adorata mamma Silvia, tra i fornelli. Merito del nonno, Giuseppe, detto Giuse: lascia perdere il resto, le disse, e segui solo quel che ti fa vibrare il cuore.

Da qualche parte, nella cucina di Matilde, c’è un libro sacro che contiene le ricette più segrete, l’oculatissimo dosaggio degli abbinamenti collaudati dalla madre, insegnante nella vita, ma grande artista in tavola. E in un cassetto riposa la reliquia musicale di Bob Dylan, l’eterna Blowin’ in the wind: il disco venne via con lei da Kansas City, dove Matilde-Ludovica s’era indaffarata insieme a Lidia, madre della futura stella Joe Bastianich. How many roads, da allora: era il ’99, e l’italiana giovanissima sarebbe trasvolata verso l’Asia per poi fare ritorno in val di Susa, già carica di onori e di esperienze precocissime, per reinventarsi l’indomani day by day, giorno per giorno, tra bar e ristoranti, con l’allegria senza paura che alimenta le leggende quotidiane dell’Oriente. Puro talento: saper improvvisare, questo è tutto, senza cadere nella ripetizione. Cambiare sempre, rinascendo. E coltivando il sogno accarezzato a dodici anni: seguire il cuore, innanzitutto, cogliendo il meglio che sa offrire la stagione, nel mare d’erba che circonda il Cresto, tra l’aglio ursino e l’uragano di profumi – onde di salvia e menta, riverberi di origano – che esplode nel sublime della nipitella.

Fiutare l’attimo, cogliere il territorio: per poi tradurlo verso esiti inattesi, mantecati dall’estro del momento. Può cantare nel piatto un favoloso ragù di lumache, un letto di porcini appena colti, e può persino pascolare nei paraggi il Plaisentif, la rinomata toma delle viole, tra caprini d’alpeggio e salumi fatti in casa, ma volerà sempre qualcosa d’inconsueto – il gambero speziato, l’ostrica sul risotto – a depistare il gusto facendo decollare verso il cielo la pasta artigianale infarinata poche ore prima. L’inverno al Cresto ti racconta il favoloso Capunèt dei poveri, cavolo nero avvolto su se stesso e insaporito al punto da sembrare carne. La primavera erompe e gronda fin nel piatto, quando le erbe intonano la loro sinfonia odorosa, accanto al lardo croccante e al capocollo, mentre l’estate farà il resto, tra la freschezza di antipasti a base di pesce e di verdure coltivate nell’orto di borgata, già pregustando il tepore dell’autunno, quando il camino scalderà le sere in mezzo a nostalgie dolcissime, minestre di castagne e creme di topinanbour.

Non si è mai soli, al Cresto: ci si accompagna con calici preziosi, bollicine rare, Nebbioli biodinamici. C’è come un elisir, nell’aria: qualcosa di impalpabile, che accoglie come un guanto chi ha l’avventura d’inoltrarsi sul Sentiero dei Franchi. Suonano misteriose note azzurre già all’ingresso, all’ombra del gigantesco abete bianco che sorveglia la quiete familiare del villaggio. Ai tavoli, si accendono emozioni indecifrabili: il tempo vola, si fa notte, e si consuma un sortilegio: si esce diversi da come si era entrati. Rinfrancati, dal sigillo della casa: la bellezza dell’offrire un sogno, il mondo come vorremmo fosse. E lo si può toccare, assaporare, nell’infinita gentilezza che sprigiona la cucina di Matilde, la trasparenza del suo intento, l’antica nobiltà dell’essere all’altezza, sempre, dei desideri di chi cerca un’isola, un modo nuovo per abitare una felicità che durerà nel tempo.

Ristorante Il Sentiero dei Franchi

Borgata Cresto – 10050 Sant’Antonino di Susa (To)
Uscita autostrada A32: Avigliana Ovest (10 minuti)

Dormire: Casa Dome, AirB&B
https://www.airbnb.it/rooms/13778064?source_impression_id=p3_1567987200_2geZLB2kosB1%2FUb7

Da vedere: Sacra di San Michele, Sentiero dei Franchi

Da vivere: trekking, mountain bike, camping, camper

Telefono: +39 335 7083006

Orari: aperto a pranzo e cena venerdì, sabato e domenica, giovedì solo cena.

Email: matilde.frola@gmail.com

Facebook: https://it-it.facebook.com/lacucinadimatilde/